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L'UNITA  26 febbraio 2002
   

Il gruppo storico dei tecnici della Olivetti: tra gli altri Piergiorgio Perotto (il terzo da
sinistra nella terza fila), Ettore Sottsass jr. (il primo a destra nella fila in basso) e Mario Tchou (il secondo da destra, sempre nella prima fila)

 

L’intero articolo:

Giuseppe Rao

Perotto, il Davide Olivetti contro Ibm

Profilo del grande progettist a che fu l’anima creativa dell’impresa di Ivrea

Il tentativo di battere i giganti dell’informatica stava per riuscire Mancò la capacità di integrare tecnologia ricerca e servizi Aveva lavorato alla realizzazione del calcolatore Elea 9003 e creato la prima calcolatrice da tavolo
«Le esperienze della Olivetti nell’elettronica dimostrano che il nostro paese può permettersi di avere il coraggio di generare in-novazione, non soltanto di andare a rimorchio di altri. (…) Non possiamo essere vassalli, ma dobbiamo essere artefici del nostro futuro e del nostro pre-sente».
Con queste parole Piergiorgio Perotto concludeva il suo appassionato intervento al Convegno del novembre 2001 durante il quale si erano riuniti gli uomini del Laboratorio Ricerche Elettroniche che avevano lavorato con Mario Tchou alla realizzazione del calcolatore elettronico Olivetti Elea 9003.
«Quando ero in Fiat - ricorda Perotto nel libro Programma 101 - di quel laboratorio si parlava come di una cosa mitica.
D'altra parte in quegli anni tutto quanto riguardava l'Olivetti era mitico e avvolto da un alone di superiorità e di mistero …».
A poco più di un mese dalla scomparsa di questo geniale protagonista dell’elettronica italiana, è giusto tentare una riflessione più approfondita sulla sua figura.
È il 1957. Mario Tchou, che vuole dimostrare che il Laboratorio può contribuire anche ai prodotti che si fabbricano ad Ivrea, incarica il giovane Perotto di realizzare un dispositivo necessario per utilizzare i nastri perforati, ossia il convertitore nastri-schede meccanografiche.
La macchina, denominata poi CBS, acronimo di Convertitore Banda Schede, è il primo prodotto elettronico della Olivetti.
Abbiamo raccontato le vicende dell’elettronica Olivetti su l’Unità del 19 dicembre.
Nel 1964 il Gruppo di intervento (Fiat, Pirelli, Centrale, Mediobanca e Imi), che aveva assunto il controllo dell’azienda, vende la Divisione Elettronica alla General Electric. La Olivetti riesce comunque a inserire una clausola che consente alla società di continuare ad operare nella piccola elettronica.
Perotto - che con Arnaldo Pasini è uno dei pochi a rimanere in Olivetti - è già al lavoro. «Tra la fine del ‘62 e gli inizi del ‘64 venne a prendere forma nella mia mente non tanto una soluzione, quanto (…) il sogno di una macchina che sapesse imparare e poi eseguire docilmente, che consentisse di immagazzinare istruzioni e dati, ma nella quale le istruzioni fossero semplici ed intuitive, il cui uso fosse alla portata di tutti e non solo di pochi specialisti. Perché questo fosse realizzabile, essa doveva soprattutto costare poco e non essere di dimensioni diverse dagli altri prodotti per l'ufficio, ai quali la gente si era da tempo abituata».
Nel 1964 - all’età di 34 anni – Perotto completa la progettazione della Programma 101 (soprannominata «la Perottina»), la prima calcolatrice da tavolo elettronica prodotta al mondo. Il design viene affidato a Mario Bellini, che si ispira a criteri ergonomici innovativi.
La Programma 101, presentata a New York nel 1965, ottiene un successo ina-spettato: sono proprio The New York Times, The Wall Street Journal, The New York Herald Tribune, Business Week, oltre ai giornali e alle riviste specializzate, a pubblicare la notizia della nascita del primo computer da tavolo.
Della Programma 101 vengono elaborate diverse versioni, prodotte in circa 44.000 esemplari (successivamente la HP riconoscerà alla Olivetti il risarcimento di quasi un milione di dollari per violazione dei brevetti della «perottina»).
Ma il grande successo della mini-calcolatrice mette in evidenza i limiti dell'azienda e della sua organizzazione.
Siamo in un periodo difficilissimo per la Olivetti, guidata da Bruno Visentini, che non riesce ad avviare la transizione dalle tecnologie meccaniche alla elettronica.
Scrive Perotto: «La macchina sembrava … la prima espressione di una nuova strategia, di una nuova visione del mondo,nella quale la Olivetti si presentava come campione della nascente informatica distribuita contro il Golia IBM, difensore della informatica centralizzata.
Però questa strategia mancava, o era solo nella mente dei pochi sparuti pro-gettisti.
(…) Il guaio fu che, dopo l'exploit della Programma 101», non si riuscì a controllare lo sviluppo delle architetture nel campo dell'informatica distribuita.
Si sarebbe dovuto, dopo il primo prodotto, far uscire con grande rapidità nuove versioni aggiornate e allargare subito la gamma dei prodotti, in modo da occupare tutti gli spazi, dettando gli standard di fatto del nuovo immenso mercato che si apriva.
Ma le risorse mancavano e si dette tutto il tempo ai concorrenti di occuparlo».
Nel 1967 Perotto viene nominato direttore generale del settore ricerca e sviluppo, con il compito di orientare le attività dell’azienda verso l’elettronica e l’informatica distribuita. Reperire le risorche l’azienda aveva ceduto alla General Electric. La Olivetti - certo con molta fatica - ritrova un ruolo di leadership mondiale nel mercato dell’office automation, che culmina dieci anni dopo nella progettazione - in gran parte dovuta a Gian Luigi Ponzano e Filippo Demonte - della prima macchina per scrivere elettronica del mondo, la ET 101.
Nel 1978 Carlo De Benedetti assume il controllo della Olivetti. A Perotto viene chiesto di affrontare una sfida nuova, quella di fondare una nuova scuola di management. L’Elea - questo il nome prescelto - si propone di offrire formazione, servizi e consulenza non solo sui prodotti Olivetti ma, più ancora, nei settori della direzione aziendale, dell’organizzazione del software, della qualità e della gestione delle risorse. L’obiettivo di un fatturato proveniente per almeno il 50% da clienti esterni è raggiunto in due anni.
L’Elea diventa una componente importante di Olivetti Information Services, l’azienda creata da Franco Debenedetti con l'ambizione di competere con le grandi società di software e consulenza. 
L’obiettivo non viene raggiunto. Tra le cause vengono ricordate la difficoltà di acquisire sul mercato italiano competenze di assoluto livello; la incapacità di separare nettamente i due business, hardware e software, conviventi sotto lo stesso tetto e sul mercato con lo stesso nome; il mancato accordo sull’acquisizione della Finsiel. Occorre aggiungere che probabilmente la Olivetti non ha creduto fino in fondo nel progetto.
Ancora una volta la Olivetti aveva intuito le dinamiche e le opportunità dei nuovi mercati, ma l’impegno risultò troppo difficile. L’evoluzione dell’IBM, il cui fatturato è costituito da hardware e in misura prevalente da servizi, dimostra che nel settore dell’ICT il futuro era nell’integrazione di tecnologie, ricerca e servizi, e nella capacità di «portare a sistema» questi elementi.
Nel 1991 finalmente il genio e l’opera di Perotto vengono riconosciuti con l’assegnazione del «Premio internazionale Leonardo da Vinci» del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
Chiusa l’esperienza olivettiana, torna a lavorare nel campo della formazione e della consulenza e scrive numerosi libri e saggi (www.piergiorgioperotto.com).
Perotto ha spesso criticato il sistema delle imprese, al cui vertice vengono posti quasi sempre - diceva –esperti finanziari piuttosto che manager in grado di promuovere l’innovazione e creare il clima adatto allo sviluppo. Riteneva essenziale –per ogni azienda - la volontà di essere innovativa e la capacità di adottare una logica di razionalizzazione sistemica delle attività e di immaginare nuovi scenari.
Pier Giorgio Perotto ha sempre rivendicato con orgoglio la propria appartenenza alla Olivetti.